... toccate dal suo carisma e si stringono attorno a
lei, scegliendola come loro madre e maestra. Pur essendo
semianalfabeta, detta un importante trattato di mistica, numerose
lettere e poesie, indicando Gesù come guida e modello per tutti. La sua
carità verso i poveri e i malati, l’assistenza ai condannati a morte e
le conversioni che seguono, attirano l’attenzione e l’entusiasmo del
popolo semplice che la ritiene una santa, ma le procurano alcune
calunnie e persecuzioni.
Don Marcello Stanzione
A Pisa, nella Chiesa di
Santa Cristina, nel 1375, riceve le stimmate, quale segno della sua
perfetta identificazione con il Crocifisso; cinque piaghe che rimangono
invisibili per significare i dolori soprattutto morali che avrebbe
sopportato per l’unità della Chiesa. Le sue lettere raggiungono anche il
papa (lo chiama “il dolce Cristo in terra”) che risiede esule ad
Avignone, chiedendogli di porre fine al lungo esilio e fare ritorno a
Roma. Stremata dalla fatica di una vita intensa, Caterina si spegne a
Roma il 29 aprile 1380 a soli trentatré anni.
Canonizzata
nel 1491, è proclamata dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970.
Insieme a Francesco d’Assisi è patrona d’Italia e dal 1999 è anche
compatrona d’Europa, insieme a Edith Stein e Brigida di Svezia,
Benedetto di Norcia e Cirillo e Metodio. Protettrice delle infermiere
italiane, è invocata dalle donne contro l’asportazione del seno, nonché
contro la cefalea e le pestilenze. Anche la grande santa Caterina da
Siena (1347-1380), maestra di spiritualità e Dottore della Chiesa,
condannò in maniera veemente l’omosessualità. Nel suo Dialogo della
divina Provvidenza, in cui riferisce gli insegnamenti ricevuti da Gesù
stesso, ella così si esprime sul vizio contro natura: “Non solo essi
hanno quell’immondezza e fragilità, alla quale siete inclinati per la
vostra fragile natura (benché la ragione, quando lo vuole il libero
arbitrio, faccia star quieta questa ribellione), ma quei miseri non
raffrenano quella fragilità: anzi fanno peggio, commettendo il maledetto
peccato contro natura.
Quali ciechi e stolti,
essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e
la miseria in cui sono; poiché non solo essa fa schifo a Me, che sono
somma ed eterna purità ( a cui tanto abominevole, che per questo solo
peccato cinque città sprofondarono per mio giudizio, non volendo più
oltre sopportarle la mia giustizia), ma ispiace anche ai demoni, che di
quei miseri si sono fatti signori. Non è che ai demoni dispiaccia il
male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perché la loro natura
è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder commettere
quell’enorme peccato”.
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